5 consigli per una perfetta caccia da appostamento

La caccia da appostamento è una delle tecniche più diffuse, perché si adatta a diversi tipi di selvaggina. Ecco alcuni consigli utili per migliorare la propria strategia venatoria e vivere esperienze di caccia indimenticabili.

Nella caccia da appostamento l’emozione si nasconde dietro l’angolo.

In fondo quando si caccia si torna sempre un po’ bambini, dimenticandosi della routine e del caos della città, e godendo di quei momenti in cui il contatto con la natura e la passione venatoria sono tutto ciò che importa.

Quando ci sei solo tu, il tuo fucile e la caccia.

La caccia da appostamento appassiona i cacciatori di tutto il mondo. Si potrebbe dire che è la tecnica più diffusa e applicabile a diverse tipologie di selvaggina, dagli ungulati agli acquatici.

In questa pratica venatoria, il cacciatore si posiziona in un luogo strategico, lasciando che sia il selvatico a venire verso di lui.

Vedere ma non essere visti… questo è il mantra nella caccia da appostamento, in cui l’abilità del cacciatore sta proprio nel non essere mai individuato dalla selvaggina, che neppure si accorgerà della sua presenza.

Nella caccia da appostamento la prima regola è conoscere le abitudini del selvatico che si vuole insidiare.

La selvaggina ungulata spende la maggior parte del proprio tempo in poche attività: nutrirsi, dormire e muoversi dai luoghi di pastura a quelli di riposo.

Il momento del riposo è sacro in molte culture e si potrebbe dire lo stesso per l’etica venatoria. Insidiare i selvatici nei luoghi di riposo non è consigliato.

Le motivazioni per questa scelta sono però anche tecniche. Infatti, un cervo che si reca nel luogo dove solitamente si ristora, sarà più portato a sdraiarsi velocemente a terra.

Inoltre, la vegetazione in queste aree è solitamente più fitta, quasi a creare un riparo naturale alla selvaggina.

Proprio per questo il cacciatore avrebbe molta più difficoltà ad avere una visuale pulita sul selvatico.

Per queste ragioni, la posizione prediletta per la caccia da appostamento è localizzata vicino al luogo di pastura dei selvatici, che solitamente si trova in aree dove la vegetazione è più aperta.

Il cacciatore potrà quindi appostarsi a distanza maggiore, riducendo le probabilità di essere visto e sfruttando l’ottima visuale e la grande varietà di angoli per la perfetta messa in mira.

Una volta individuato il luogo migliore, occorre preparare l’appostamento, che potrà essere permanente, come un’altana, o temporaneo.

In quest’ultimo caso, si tratta di piattaforme montate su alberi, note come tree stands che, pur essendo maggiormente diffuse nella caccia con l’arco, sono utilizzate in alcuni paesi, come il Canada, anche per la caccia da appostamento agli ungulati, oppure unità libere sostenute da un’intelaiatura di pali di metallo o di legno.

A volte, l’appostamento di un cacciatore è così semplice che difficilmente ha un vero e proprio nome.

Appoggiati alla base di un albero, seduti con la testa nascosta nell’erba alta, sdraiati dietro una balla di fieno, o nascosti in una fessura tra le rocce…

La creatività nell’occultamento è uno degli aspetti più interessanti di questa caccia!

Nella caccia di selezione all’aspetto molti cacciatori prediligono una posizione sopraelevata.

Sia che si pratichi dalla classica altana sia che ci si sdrai su una collinetta o un’altura, i vantaggi per il cacciatore sono sicuramente molti.

Trovarsi al di sopra della linea di vista naturale di un daino o di un capriolo consente innanzitutto di non essere identificati. Inoltre, è meno probabile che l’odore del cacciatore sia percepito.

Qualunque siano la selvaggina e la tecnica predilette, nella caccia da appostamento sono tre i sensi dei selvatici che un cacciatore deve “annullare”: vista, olfatto e udito.

Forse è il più difficile da controllare, sicuramente è il più importante: l’olfatto.

Nonostante i molti prodotti in commercio, come spray o lozioni, che promettono di neutralizzare l’’odore dell’uomo, la regola numero uno per andare sul sicuro è… stare sempre controvento!

Metaforicamente parlando, il cacciatore ha sempre un dito alzato nel controllare i cambiamenti dell’aria, che può trasformarsi in poche folate da amica a nemica.

Spesso questo significa preparare appostamenti multipli, laddove possibile, che consentano di cambiare velocemente la propria posizione a seconda della direzione del vento.

Sfuggire alla vista dei selvatici è un’altra bella sfida nella caccia da appostamento.

Sia gli ungulati che gli uccelli acquatici, sebbene con caratteristiche diverse, hanno una vista proverbiale.

Mentre gli ungulati possiedono un campo visivo ampio più del doppio di quello dell’uomo, arrivando a 280°, alzavole, codoni, germani e tutti gli altri acquatici hanno una vista acutissima, in grado di percepire la presenza umana anche da molto distante.

Il primo nemico è il movimento. Un cervo può guardare un cacciatore dritto in faccia a 30 metri senza percepirlo affatto, ma un semplice movimento del suo braccio potrebbe tradire la sua presenza.

Per questo nella caccia da appostamento posizionarsi in modo che i movimenti siano ridotti al minimo è fondamentale!

Un altro aspetto da considerare è il camuffamento.

Sempre più tecnologici e sempre più cool, sono numerosissimi i pattern con cui aggiungere un tocco di stile alla propria attrezzatura da caccia, non solo nell’abbigliamento.

I camo con cui “vestire” il proprio fucile da caccia o la propria carabina bolt action oggi sono appositamente studiati sulla percezione della selvaggina, per scomporre le figure e risultare… semplicemente invisibili.

Ultimo ma non ultimo, è importantissimo ridurre i suoni al minimo.

Fare attenzione ai vestiti, eliminando tutto ciò che può fare attrito, predisporre l’appostamento in modo che non ci siamo rami o sporgenze che si potrebbero urtare sono tutte accortezze, che possono fare la differenza.

E poi, ascoltare il suono della natura nel silenzio assoluto… non è magico?

Lo strumento per la caccia da appostamento varia a seconda della selvaggina da cacciare.

Sicuramente fucili semiautomatici camo con canna lunga sopra i 70 cm sono ideali per la caccia ad acquatici, sia nella versione magnum che con camera 89.

Affinity 3.5 Elite Cobalt e Bronze sono due semiauto calibro 12 che uniscono la potenza di un super magnum a un’estrema maneggevolezza ed ergonomia.

I camo rispettivamente Optifade Timber e Marsh sono stati studiati appositamente per sfuggire alla percezione degli uccelli acquatici.

Inoltre, la resistenza del rivestimento Cerakote su canna e carcassa rende questi fucili da caccia perfetti per le condizioni climatiche e ambientali delle lagune e delle paludi.

Invece con la selvaggina ungulata, le carabine bolt action a ripetizione manuale sono la scelta ideale tra le anime rigate per la caccia da appostamento.

Horizon Elite Strata è una bolt action precisa e affidabile, che grazie al modernissimo camo Strata, garantisce un ottimo occultamento, unendo schemi di micro e macro-design che scompongono la figura, fondendola con lo sfondo.

Con caricatore amovibile da 3 o 4 colpi a seconda dei calibri, è disponibile in .223 Rem, .243 Win, .270 Win, .308 Win, 30-06 Springfield, 6,5 Creedmor e .300 Win Magnum.

Dotato di otturatore fluted a 3 alette di chiusura, grazie all’apertura a 60° consente di montare ottiche anche molto grandi.

Ogni Horizon è consegnata con un certificato di 1 M.O.A. su tre colpi e 7 anni di garanzia su tutte le parti meccaniche.

È vero, niente è meglio dell’esperienza per migliorare la propria tecnica di messa in mira. Come un pilota si fa con i chilometri, si potrebbe dire che un cacciatore si fa con le cacciate.

Però esistono alcuni piccoli trucchetti da considerare, per minimizzare i movimenti e ottenere la massima efficacia nella caccia da appostamento.

Mantenere la propria carabina da caccia allineata nella direzione in cui si prevede di sparare, immaginandosi in anticipo quali saranno i movimenti per effettuare il tiro, è una buona abitudine.

Molti usano un bipiede, che dato il tempo a disposizione consente di ottenere la massima stabilità per un tiro preciso.

Se invece l’appoggio è mobile, come uno zaino o un tronco d’albero, occorre testarlo per assicurarsi che funzioni.

Ultimo consiglio… non sorprendersi mai dell’imprevisto!

Questo perché nove volte su dieci accade qualcosa che non si era preventivato, come un cinghiale che esce fiero dalla macchia, dalla parte opposta a quella che ci si aspettava.

In questo caso il sangue freddo può essere determinante. Niente scatti né movimenti improvvisi, ma cautela e controllo.

Se possibile, occorre spostarsi quando il selvatico è rivolto in un’altra direzione, quando passa dietro un albero oppure è distratto dal cibo o da altri animali, per evitare che percepiscano la silhouette in movimento.

La caccia da appostamento è così, un misto di tenacia, passione e dedizione.

Ore e ore di preparazione e attesa, che si risolvono nell’attimo perfetto, quando il selvatico spunta dalla vegetazione, i battiti accelerano e il cacciatore, dall’alto di un’altana o nascosto nel suo appostamento, si meraviglia di tanta bellezza, come se fosse la prima volta.

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