Caccia al capriolo in Europa: una caccia da preservare

Rituali, contemplazione, meraviglia. Nel periodo estivo, la caccia al capriolo in Europa è una delle pratiche venatorie più affascinanti.

Non c’è dubbio che sua maestà il Cervo Rosso sia il Re della foresta e il trofeo più ambito da qualsiasi cacciatore a palla europeo ma in qualsiasi casa di caccia, ristorante tradizionale mitteleuropeo o abitazione di cacciatori, sono i trofei di capriolo a farla da padroni.

Se il cervo è il più maestoso e possente, il capriolo è il più gentile ed elegante. È un animaletto di grande grazia, che si muove in armonia con la natura che lo circonda. Amato da tutti i cacciatori, nessuno escluso.

Il capriolo negli ultimi decenni ha occupato quasi tutti gli areali, grazie alla sua prolificità e adattabilità, ma rimane il selvatico più fragile del bosco e quindi un aumento eccessivo della pressione venatoria non sarebbe giustificato. La sua eleganza, i suoi rituali e le sue carni ne fanno il beniamino dei cacciatori di tutta Europa. Dai vigneti del Monferrato e Toscana fino alle pendici degli Urali, la deliziosa carne di capriolo è amata e ricercata da generazioni di cacciatori.

Cacciatori, non bracconieri.

In questo momento no, ma il bene e il male fanno parte della vita e coesistono in ogni cosa. La caccia non fa eccezione.

A causa della sua fragilità, che aumenta quando il clima si fa rigido, il capriolo è facilmente cacciabile da parte del suo predatore naturale, il lupo, ulteriormente facilitato da condizioni ambientali avverse come la neve. Inoltre, il capriolo può essere facilmente preda delle volpi, delle trebbiatrici, usate in primavera per l’agricoltura intensiva, nonché dei bracconieri.

È un errore ritenere che se un animale si riproduce facilmente, non debba essere considerato comunque in pericolo. In un mondo altamente antropizzato nessuna specie è al sicuro. Il compito dell’uomo, infatti, diventa il dovere di monitorare e salvaguardare tutte le specie.

In alcuni paesi gli agricoltori e i cacciatori collaborano in maniera sempre più stretta e, con l’ausilio di droni e termocamere, monitorano i campi prima delle falciature, salvando centinaia di piccoli di capriolo.

Si auspica che, specialmente tra le nuove generazioni di cacciatori più giovani, questo grado di consapevolezza possa aumentare, creando una collaborazione tra cacciatori, biologi, veterinari e allevatori, che gioverebbe a tutti.

Il capriolo abita tutto l’aerale dell’Eurasia, a testimonianza che poi, per fortuna, tanto fragile non è.

Esistono due specie di capriolo. Il capriolo Capreolus capreolus, meglio noto come capriolo europeo, e quello siberiano, detto anche orientale o Capreolus pygargus. Quest’ultimo è più grande e può arrivare a pesare anche 50 kg contro i 30 kg al massimo del capriolo europeo. Possiede un trofeo molto più imponente ed è il selvatico ambito dai cacciatori appassionati di viaggi di caccia all’estero.

Troviamo il capriolo europeo praticamente in tutta Europa, dal Belpaese a Spagna, Francia, Gran Bretagna, Svezia e Russia, fino agli Urali. Da qui fino in Asia, inizia l’areale del capriolo siberiano.

C’è una sottospecie di capriolo anche in Cina (Capreolus capreolus bedfordi), classificata come una sottospecie del capriolo europeo, ma studi genetici hanno confermato che si tratta in realtà di una specie di capriolo siberiano. Ha dimensioni minori rispetto al capriolo europeo e, pur dovendo il suo Dna a quello siberiano, è il più piccolo della specie.

La caratteristica unica dei caprioli è la loro strategia riproduttiva. Nonostante l’accoppiamento avvenga in piena estate, l’embrione di capriolo non inizia a svilupparsi immediatamente, ma va incontro a un periodo di quiescenza di circa 5 mesi, a seconda della rigidità dell’inverno. Questa stasi embrionale è nota come diapausa embrionale o ovoimplantazione differita o gestazione differita.

Il capriolo partorisce abitualmente a primavera inoltrata, verso maggio, due o tre cuccioli. I piccoli cerbiattini non stanno con la madre, ma restano nascosti nel fitto del bosco o nei campi di pianura dall’erba alta. La mamma gli fa visita solo per allattarli. Come succede sempre in natura, non appena i cerbiatti sono pronti, la madre li allontana perché se la cavino da soli.

In autunno i caprioli perdono il loro palco e i piccoli cervidi si radunano in branchi di pochi selvatici, soprattutto al nord o in montagna, dove restare uniti li aiuta a sopportare il clima rigido e a passare l’inverno. Il palco caduco, perso alla fine dell’autunno, ricomincia a crescere a fine febbraio e a marzo è già “in velluto”, quasi pronto per calcificare e sostenere le battaglie territoriali, che definiranno gli areali di accoppiamento di fine luglio.

Al contrario del cervo, che combatte per le proprie femmine, il capriolo lo fa per il territorio. È stato infatti scoperto, grazie ai monitoraggi, che il capriolo di rado nella sua vita si sposta spontaneamente più di 3 chilometri dal punto in cui era stato rilevato.

Come abbiamo già avuto occasione di dire, il capriolo è il più diurno dei cervidi, anche se, quando la pressione venatoria è più forte, inizia a adattare le sue abitudini e a uscire “al buio”.

L’Italia oggi è tra le zone dove la caccia al capriolo è più variegata ed emozionante. Ormai il capriolo abita tutti gli areali italiani e si può cacciare sia in montagna, che nelle Prealpi orobiche e in Trentino, lungo tutti gli appennini, le colline toscane o nelle pianure della valle padana.

In alternativa, gli amanti dei viaggi venatori all’estero potranno scegliere altri paesi, dove però la caccia è monotematica. In Gran Bretagna si pratica lo stalking (la cerca), che però è considerata una caccia minore e preparatoria a quella del cervo. In Spagna i caprioli non mancano, ma vengono cacciati in battuta durante le monterie, dunque più come casualità che come caccia specializzata. La Germania ha invece una lunga tradizione e qualità di caccia al capriolo, soprattutto all’aspetto da altana.

Un posto meraviglioso dove cacciare i caprioli è il comprensorio dello Sneznik in Slovenia. Un insieme di 27 riserve confinanti di circa 5.000 ettari l’una. Qui si può cacciare il capriolo sia all’aspetto al “fippio” (o “fischio”) che alla cerca, in un susseguirsi di boschi e radure davvero unici. In queste aree però, il nostro folletto fatica a sopravvivere schiacciato dalla pressione di cervi, orsi, lupi e inverni rigidi e nevosi.

Francia, Austria, Polonia Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Serbia sono ottime alternative.

Fa eccezione la “puszda” ungherese, dove i caprioli pascolano tranquilli nelle pianure coltivate. Un’alimentazione ricca e una quasi assenza di predatori permettono alla fauna selvatica lo sviluppo di splendidi trofei.

Il paradiso per i cacciatori di caprioli, dove trovare selvatici dai trofei molto maturi, è invece la Russia nell’Oblast di Kurgan.

Ci sono vari modi di valutare il trofeo del capriolo dalla lunghezza delle stanghe, al peso compreso del cranio o ai punti CIC. Dipende dal paese. Indipendentemente dalla misurazione, un bel trofeo ha degli steli simmetrici in tutte e sei le punte, un colore scuro con punte bianche, un buon diametro delle stanghe e una abbondante “perlatura” alla base della stanga principale.

Occorre ricordare sempre una cosa però: il trofeo più bello è quello della cacciata migliore, quello che rievoca le emozioni più grandi e che rappresenta il capo giusto da prelevare in quel momento.

L’amante di questa caccia risponderà unanimemente che il periodo preferito è la tarda primavera, fino alla fine di luglio e all’inizio di agosto. In questo periodo, non solo il capriolo è più attivo e regala ore di contemplazione dei suoi rituali, ma i profumi della natura e le emozioni che ne conseguono restano indelebili nella mente e nel cuore del cacciatore.

La caccia autunnale è invece meno emozionante e spesso si dedica ad altri selvatici, come cervi, daini e cinghiali.

Questo vale anche per la caccia al capriolo siberiano.

In Europa e Asia la caccia con l’arco, molto diffusa negli USA, non è praticata e quindi è la carabina bolt action l’arma d’elezione per la caccia al capriolo.

A questo punto ci si può dilettare nell’infinita discussione su quale sia il calibro migliore.

Il capriolo è un animale fragile, quindi i grossi calibri andrebbero evitati nel rispetto delle pregiate carni di questo selvatico.

.223 Rem e .243 Win sono probabilmente i calibri d’elezione accettati all’unanimità.

La bolt action Horizon è disponibile in 3 configurazioni nei calibri principali usati per la caccia al capriolo.

Disponibile con livrea sintetica nera, in versione grigio-beige o in camo Strata, presenta caricatore amovibile da 3 o 4 colpi a seconda del calibro e il certificato di 1 M.O.A. su tre colpi sparati.

Il grilletto Relia Trigger è regolabile da 0.8 a 1.9 Kg, mentre l’otturatore scanalato Dependa Bolt presenta 3 alette di chiusura con apertura a 60°.

Tutte le bolt action Horizon godono di 7 anni di garanzia sulle parti meccaniche.

Infine, è importante ricordare che senza un’ottica con un’ottima luminosità si rischia di perdere delle occasioni, perché il crepuscolo scende presto quando si è a caccia di sera.

Weidsmannsheil!

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