La caccia al tordo è una pratica venatoria che appassiona moltissimi cacciatori. Praticata come caccia di appostamento o caccia vagante, richiede grande cura dei dettagli, soprattutto se si è capannisti, e ottime abilità balistiche.
Piccolo migratore, il tordo ha tre varianti in Italia: il tordo bottaccio, il tordo sessello e la cesena. È un selvatico ambitissimo, sia perché difficile da cacciare e proprio per questo affascinante, sia perché la sua carne deliziosa si presta a essere la protagonista di numerose ricette di selvaggina.
Il tordo bottaccio è sicuramente la variante più comune nella nostra penisola e si caratterizza per il colore cannella del sottoala, che non deborda mai, come accade invece nel tordo sessello, che presenta un sottoala dal colore rosso carminio e un deciso sopracciglio chiaro.
Il tordo può essere cacciato da ottobre a gennaio. L’Italia è un vero e proprio crocevia dei flussi migratori di questo selvatico, che proviene in maggioranza dal resto dei paesi europei e registra picchi migratori tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre e tra l’ultima decade di dicembre e la prima di gennaio.
Nidifica nelle Alpi e negli Appennini, partendo da quote basse fino a raggiungere i 1500 metri e oltre, ma è molto presente anche nelle isole.
Esistono 5 principali tecniche per cacciare i tordi, ognuna con le sue particolarità e il suo fascino, perché come molte altre pratiche venatorie, anche la caccia ai tordi una volta che ti entra nelle vene non ti abbandona più.
Occhi attenti scrutano l’orizzonte, in attesa di vedere quando il cielo si popolerà di sagome scure in avvicinamento, mentre i primi zirli raggiungono i cacciatori appostati in prossimità delle querce, degli uliveti o ancor meglio degli aranceti.
Questa tecnica di caccia ai tordi si pratica generalmente per 15-20 giorni e porta con sé grandi emozioni. Quando il gioco dei richiami attira questo selvatico e il cacciatore deve aspettare immobile il momento propizio, la discesa dei tordi è sempre accompagnata dall’accelerare delle pulsazioni.
È importante curare il mimetismo per non essere avvistati ed evitare le pazzesche virate di cui i tordi sono capaci! La caccia durante l’entrata dei tordi verso gli appostamenti richiede tiri che possono andare dai 25 ai 40 metri di media.
Per questo ideali sono fucili a canne lunghe, semiautomatici, sovrapposti o doppiette che siano, anche se vista la difficoltà del selvatico il terzo colpo in questo caso potrebbe fare la differenza.
Il calibro 12 è sicuramente una scelta molto versatile, perché può essere modulato in base allo strozzatore e adattato sia a tiri a lunghe distanze (35-40 m) sia a tiri più ravvicinati (15-20 m). Invece l’utilizzo del calibro 20, con cartucce a grammatura media, può essere più adatto per le medie distanze.
A caccia allo spollo si andrà alle prime luci dell’alba, quando i tordi usciranno dal loro riparo notturno per recarsi ai luoghi di pastura. Appostarsi con il blu della notte che si schiarisce gradatamente, lasciando spazio ai colori della natura, è sempre una magia! Le piccole sagome dei tordi, come saette nel cielo, compariranno all’improvviso e richiederanno tiri veloci e a brevi distanze.
Il calibro cadetto, agile e versatile, è l’ideale per questa tecnica di caccia. Il fucile dovrà essere leggero e bilanciato, l’imbracciata ergonomica e naturale, le canne corte e le rosate ampie. I sovrapposti da caccia Feeling Beccaccia e Beccaccia Select sono l’ideale per questi tiri, con canne da 62 e 66 cm nei calibri 12 e 20 e una spiccata ergonomia, che garantisce un puntamento rapido e istintivo. Le cartucce consigliate per il calibro 12 sono da 30/32 grammi, da 24/26 grammi per il 20.
Quando il sole è già alto, si avrà la caccia al traccheggio. I tordi si muoveranno verso gli uliveti, i boschetti o le vigne dove vanno a nutrirsi. Pazienza è la parola d’ordine!
È una caccia più tranquilla, in cui si eseguono meno tiri di stoccata, perché il tempo per tiri mirati è più che sufficiente e la sfida maggiore è proprio quella di individuare i luoghi di pastura.
Una variante di questa caccia è il cosiddetto “scaccio”, quando invece di appostarsi si procede con un lento avvicinamento ad accerchiare i luoghi di pastura e alcuni battitori fanno involare i tordi verso le poste.
In questo caso i tiri mirati e quelli di stoccata si equivalgono e un elemento da considerare per scegliere il fucile ideale è la leggerezza, perché nello “scaccio” ce n’è di strada da percorrere!
È una caccia pomeridiana, che si pratica quando i tordi ritornano ai lecceti, alle pinete e ai boschi dove dormono. I cacciatori si posizionano a bordo spesso a bordo macchia o presso canaloni e fossi, dove sono presenti anche i capanni.
Rispetto allo spollo la situazione è totalmente capovolta! Al contrario di quanto accade al mattino, i tordi potrebbero infatti arrivare dall’alto, variando notevolmente la distanza, che può andare dal molto ravvicinato al limite del tiro, costringendo il cacciatore a scegliere fucili da caccia e cartucce con diverse caratteristiche. Ma in fondo… il bello di questa caccia non è anche questo?!
La caccia al capanno è ancora diversa. Il lavoro richiesto per la gestione del capanno si porta avanti durante tutto l’anno, dalla disposizione delle buttate alla sistemazione delle siepi, alla collocazione dei richiami vivi preparati per l’intera stagione.
Un misto di magia e bellezza si ritrova nella cura che il capannista mette in ogni suo gesto, accompagnato dal concerto di suoni melodiosi dei richiami vivi.
Una caccia intelligente, che si pratica in solitudine o al massimo con alcuni amici, e si consuma in lunghe e trepidanti attese, prima di vedere comparire i tordi in lontananza e provare quella familiare emozione che solo la caccia sa regalare.