La caccia al camoscio è un’attività venatoria che richiede notevole dispendio di energia e assoluta dedizione. La sveglia suona presto perché, come dice chi la montagna la conosce bene, “il sole mangia le ore”. E con il termos pieno, lo zaino in spalla e tanta passione, si parte per una nuova avventura. Tra le diverse tipologie di caccia di selezione, quella al camoscio è molto particolare, perché il cacciatore sa che potrebbe passare l’intera stagione venatoria alla ricerca di un unico selvatico… ma forse è proprio qui che sta la magia.
La caccia di selezione è un’attività importante per regolare la presenza degli ungulati nelle diverse aree territoriali, perché un alto numero di esemplari in un determinato habitat porta all’indebolimento della specie. E in un momento come questo, in cui la presenza di cinghiali vicino ai centri abitati sta riempendo le pagine di cronaca, ne si apprezza ancora di più il valore.
Con la bella stagione, solitamente tra maggio e giugno, arriva il momento dei censimenti per stilare il piano di abbattimento, che tiene conto delle caratteristiche delle diverse specie da insidiare. Ad esempio, è importante considerare come un selvatico schivo come il capriolo non sia facile da localizzare rispetto ad altri, ma non per questo è presente in numero minore. Una volta che i capi vengono assegnati e arriva l’autunno, la stagione venatoria si apre!
Pennellate di nero sul bianco della neve… è la più bella visione che un cacciatore di camosci può desiderare. La caccia in montagna richiede una preparazione fisica degna dei migliori atleti per ogni tipologia di selvaggina da cacciare, ma il re delle vette è sicuramente uno dei selvatici più sfidanti. Il cacciatore di montagna deve diventare anche un po’ meteorologo, perché quando si arriva ad alta quota i fattori climatici diventano spesso determinanti e camminare con un metro di neve e il freddo che ti taglia il viso richiede non solo un fisico allenato, ma ferrea determinazione psicologica. E i camosci ti portano proprio lassù, tra neve e cielo.
Di origina antichissima, il camoscio è presente nelle montagne del centro e del sud dell’Europa. Il fitto mantello gli permette di sopportare temperature molto rigide, anche grazie alla colorazione scura che attira i raggi del sole. Vive solitamente tra i 1.000 e i 2.800 metri di altitudine, ma durante l’inverno, a causa della tanta neve, spesso scende a quote più basse. Le sue corna sono relativamente piccole, dalla forma uncinata e si differenziano tra i due sessi per il grado di inclinazione o uncinatura, maggiore nei maschi, e la distanza dalla base alle punte, che nelle femmine è meno marcata. Le corna del camoscio sono molto importanti per la fase di osservazione, perché forniscono indicazioni anche sull’età del selvatico, grazie ai cosiddetti anelli di crescita o di giunzione, dei solchi anulari presenti sul rivestimento esterno e visibili anche negli yearlings.
Il camoscio, grazie alle sue proprietà nutritive e ai suoi valori tradizionali, è anche protagonista di numerose ricette a base di carne di selvaggina.
Terminata la lunga fase di ricerca, dopo essere partiti sotto le stelle e aver osservato il cielo colorarsi pian piano, si raggiungono i luoghi di pastura dove i camosci si cibano. È importante non fare il minimo rumore e procedere cauti all’avvicinamento, fino alla posizione ottimale. Oggi grazie ai telemetri portatili di precisione, si può stabilire esattamente la distanza del tiro. È fondamentale essere accompagnati da una buona ottica di mira, che indicativamente può andare da 2-16×50 a 2,4-16×56 in base alle abitudini del cacciatore, per poter essere precisi nei tiri a lunga distanza tipici di questa caccia. Riguardo la scelta del calibro della carabina bolt action, tutti quelli che possiedono una discreta radenza sono adatti, come il .243 Winchester, .270 Winchester con la palla da 130 grani, ideale per la caccia la camoscio, e ancora tutti i 6,5 mm, come il giovanissimo 6,5 Creedmoor della casa Hornady, molto preciso e veloce.
Leggerezza, precisione e scatto eccellente sono le parole d’ordine per valutare a quale carabina bolt action affidarsi per la caccia al camoscio. Tutte le bolt action della famiglia Horizon di Franchi hanno un peso inferiore ai 3 Kg senz’ottica, eccetto la .223 Rem, e sono leggere sulle spalle, perfette per le lunghe escursioni che la caccia in montagna richiede. Inoltre, tutte le carabine da caccia Horizon sono consegnate con un certificato di precisione di 3 colpi in 1 M.O.A. e hanno uno scatto regolabile tramite vite da 800 a 1.900 grammi, per adattarsi alla sensibilità di ogni cacciatore.
Tra le bolt action in casa Franchi troviamo Horizon Wood con affusto di legno, Horizon Elite Strata, la versione camo per una perfetta mimetizzazione, accompagnata da Horizon Elite Gray, entrambe con canna e azione in Cerakote, e infine Horizon Black Synt, madre di tutte le carabine da caccia Franchi, da quest’anno declinata anche in una nuova configurazione. Tutti questi modelli sono dotati di caricatore amovibile, otturatore fluted e disponibili nei calibri .223 Remington, .243 Win, .270 Win, .30-06 Springfield, 6,5 Creedmoor, .308 Win e .300 Win Magnum.
Un ramoscello verde, il cosiddetto “Brunch”, viene posto nella bocca dell’animale e il cacciatore si sistema sul cappello un altro rametto. L’etica venatoria è un elemento fondamentale nella caccia di selezione, in cui il profondo rispetto che si instaura tra cacciatore e selvatico è una delle particolarità che rende questa attività venatoria così speciale e che spinge gli appassionati a consumare i propri scarponi su e giù tra valli e rocce, anche solo per “binocolare” un po’ e osservare gli animali in pastura.
E poi ci sono le montagne, con le loro regole e la loro atmosfera. Prendersi un momento per fermarsi a osservare lo spettacolo delle vette che spuntano tra una distesa di nuvole e se ne stanno lì, sospese quasi galleggiassero nell’aria… Anche questo è il bello della caccia, paesaggi sconfinati in cui sentirsi totalmente presenti a se stessi.