Cacciare il cinghiale, tre parole in grado di far emozionare ogni cacciatore che pratica questa affascinante attività.
Selvatico coriaceo e molto presente, grazie a un altissimo tasso riproduttivo, il re della macchia è sfidato in numerosi paesi della cultura mitteleuropea.
Data la sua lunga tradizione venatoria, esistono molte tecniche per cacciare il cinghiale, ognuna con le sue peculiarità e i suoi cosiddetti “trucchi del mestiere”.
Esistono tecniche individuali, come la caccia di selezione alla cerca e all’aspetto, e collettive, come battuta, braccata e girata.
In queste ultime, come nelle migliori squadre, ogni membro del gruppo, dal caposquadra ai battitori, ha un ruolo preciso e fondamentale, perché l’azione di caccia si concluda in perfetta sicurezza e con la massima soddisfazione.
Nella braccata al cinghiale c’è un ruolo solitamente affidato ai più esperti, in cui il cacciatore si trasforma in un novello Sherlock Holmes e, “lente alla mano”, individua, seleziona e analizza le tracce.
È il tracciatore, o traccino, che da una semplice orma riesce a capire a che animale appartiene, se è maschio o femmina, il suo peso e approssimativamente quanto è fresca la traccia.
Per alcuni è semplicemente magia, sicuramente è una vera e propria arte!
Sicuramente con l’esperienza. Avere l’opportunità di affiancare un cacciatore abile in questa attività è il modo migliore per imparare quanti più segreti possibile e risolvere gli enigmi che la natura ci pone dinanzi.
Il monitoraggio dei siti di caccia di solito avviene dai giorni prima alla mattina stessa della cacciata, in modo da aggiornare continuamente le tracce e cancellare quelle più vecchie.
Animali notturni, i cinghiali amano girovagare per procacciarsi il cibo e possono allontanarsi anche chilometri e chilometri dai loro rifugi.
Per questo, ricostruire la trama dei segni che i selvatici lasciano nella notte permetterà di “disegnare” una vera e propria mappa ideale, che guiderà i cacciatori e la disposizione delle poste.
Per cacciare il cinghiale in braccata, la tracciatura è fondamentale per riuscire con successo a individuare le lestre, ossia i rifugi dove i cinghiali si riposano.
Le condizioni metereologiche e ambientali possono influire sulla lettura delle tracce.
Infatti, le tracce possono sembrare più o meno recenti in base all’umidità dell’ambiente in cui si trovano o, al contrario, in presenza di venti secchi.
Orme che presentano screpolature e segni di secchezza saranno ovviamente precedenti rispetto a orme più fresche.
Mentre le femmine lasciano orme appuntite e divaricate sul davanti, i maschi adulti lasciano tracce più tondeggianti e con zoccoli poco aperti.
Con i selvatici più giovani invece, l’identificazione del sesso è più difficile, ma è possibile per i cacciatori più esperti riconoscerne l’età, in base alla loro capacità di allontanarsi dalla madre.
In base al periodo in cui si svolge la cacciata, ci sono diverse aree da privilegiare, perché cambieranno i fattori climatici e la lunghezza delle giornate.
A inizio stagione venatoria, le tracce saranno da ricercare maggiormente in luoghi ombrosi, ventilati e asciutti, che si trovano spesso in prossimità di boschi ad alto fusto e sono forniti di rapide vie di fuga.
Invece nelle fredde giornate invernali, sarà più probabile trovare tracce in prossimità di vegetazione a basso fusto, come rovi o le giallissime ginestre, riparo naturale in cui il re della macchia ama rifugiarsi.
Una volta individuate le tracce il tracciatore, come un vero detective, dovrà risolvere il primo mistero: quella che si trova davanti è una traccia vera e propria o un semplice “segno di presenza”?
Nei casi più spinosi, il naso di un buon ausiliare per cacciare il cinghiale sarà fondamentale per riuscire a capire l’importanza dell’orma individuata e decidere se valga la pena seguirla.
Occorre investigare ogni possibile indizio e saper leggere quello che la natura ci sta silenziosamente comunicando.
Imparare a osservare l’erba, le pozze d’acqua, le cortecce degli alberi vicino alle orme possono essere tutti elementi che facilitano il compito del tracciatore.
Infatti, in caso di passaggio dei cinghiali in terreni erbosi, quanto più l’erba sarà schiacciata, tanto più il transito dei selvatici per quella via sarà recente.
Conoscere le abitudini della selvaggina che si vuole sfidare è fondamentale per interpretare i segnali, che piano piano comporranno un puzzle sempre più dettagliato.
I tracciatori potranno affidarsi alle pozze d’acqua e fango, dette insogli, dove i cinghiali sono soliti rotolarsi, per cercare refrigerio dalla calura estiva, ma soprattutto per combattere i batteri esterni anche in inverno.
La valutazione di quanto l’acqua risulti limpida o meno sarà una spia importante della loro presenza e della vicinanza delle lestre, solitamente non molto distanti.
Un altro elemento da osservare è la corteccia degli alberi, in cui i cinghiali si strofinano per pulirsi.
Ultimo ma non ultimo, sono molto importanti le “grufolate”, ossia gli scavi che il cinghiale fa con il grifo per cercare il cibo nel terreno.
E poi, una volta terminato questo lavoro di “investigazione” non resta altro che prendere il sovrapposto Feeling Slug o la carabina Horizon e… iniziare la caccia!